Salzano, 09.06.2011


IL CICLISMO AMATORIALE NOALESE SI VESTE DI TRICOLORE


È felicemente terminata la maratona di 600 km, che ha visto protagonisti, nelle giornate del 2 e 3 giugno, dieci atleti della Società Ciclistica di Noale in una “non stop Noale-Roma”, per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.


Ecco il racconto di uno dei protagonisti:


«Sono le 6.20 di giovedì 2 giugno quando, da Piazza Castello di Noale, un piccolo gruppo di appassionati ciclisti parte alla volta di Roma. Dopo una decina di chilometri, nel rispetto di una sana tradizione ciclistica, non possiamo esimerci dal rallentare la corsa per permettere a Francesco un veloce ciao mama, e proseguire speditamente in direzione Comacchio. Il fascino del Parco Regionale del Delta del Po ci distrae tanto da non accorgerci di aver sbagliato strada, allungando non poco il percorso prestabilito. Lo specchio d’acqua della valle riflette la luce del sole trasmettendoci un senso di serenità. Lungo l’argine alcuni pescatori affaccendati nell’antica arte della pesca osservano incuriositi il passaggio dei ciclisti. In breve raggiungiamo Alfonsine, dove decidiamo di fermarci per pranzare prima di affrontare con “rapporti agili” le salite dell’Appennino. Procediamo quindi veloci sulla statale che conduce a Ravenna. L’attraversamento della città desta una certa emozione: un tuffo nella storia, nei primi secoli del Cristianesimo, Ravenna la Bizantina, la città dei mosaici, la capitale dell’Impero Romano d’Occidente. Una moltitudine di ricordi legati agli studi scolastici riaffiora per poi allontanarsi a mano a mano che pedaliamo verso Cesena, dove già si disegna nitido all’orizzonte il profilo dell’Appennino Romagnolo.

Una brevissima sosta per rifornirci d’acqua e poi veloci verso Mercato Saraceno e Bagno di Romagna. Oltrepassato il paese di Verghereto, comune montano della provincia di Arezzo, ai confini tra Romagna, Toscana e Marche, una lunga e piacevole discesa, è interrotta dal primo inconveniente tecnico della giornata: un raggio della ruota anteriore della bicicletta di Giovanni si rompe. Mentre a bordo strada ci si consulta sul da farsi, tre “angeli custodi” Pier Andrea con la morosa Lisa e Cipriano, che ci assistono lungo tutto il percorso alla guida di due furgoni, intervengono sul posto per sostituire immediatamente la ruota. Ripresa la corsa, proseguiamo fin tanto che la luce del giorno lo consente. Arriviamo così a Sansepolcro, le cui mura ci ospitano per una cena al sacco fatta di pasta fredda, insalata di riso, prosciutto e melone, crostata di albicocche, bevande varie e un buon caffè per affrontare la notte. Prima di riprendere il viaggio controlliamo le biciclette attrezzandole di fanali anteriori a luce bianca e posteriori a luce rossa. Indossiamo poi magliette un po’ più pesanti per ripararci dal freddo della notte e appositi giubbotti o bretelle catarifrangenti per ovvie ragioni di sicurezza stradale. Riempite a dovere le borracce e fatta scorta di barrette energetiche e merendine varie per alimentarci durante il percorso, accendiamo i fanali e iniziamo l’avventura notturna transitando per Città di Castello, importante città dell’alta valle del Tevere e Umbertide. La corsa continua con andatura regolare lasciando sulla destra Perugia, riconoscibile dai molti punti luminosi concentrati in un unico luogo, e prosegue poi per Deruta e Todi. L’esperienza notturna è davvero magica. L’aria fresca della notte riempie i nostri polmoni cancellando le fatiche del giorno. Le gambe pedalano senza sforzo. La piccola “carovana”, come una scia luminosa, entra ed esce dai paesi lasciando stupiti e incuriositi quanti, attardandosi a chiacchierare con amici fuori dai bar o nella piazza del paese, ci vedono passare.

Tutt’intorno le luci lontane di piccoli paesi arrampicati sulle colline, illuminano la notte riportando alla memoria antiche storie di viandanti. Le sensazioni sono forti ma come tutte le magie anche la notte finisce riportandoci alla realtà. Improvvisamente, forte e nervosa, l'incofodibile voce di Claudio rompe il silenzio della notte: “Raenta! Va pian! Perdemo zente, i se staca. Semo stufi, se scuro e gh’è ancora tanta strada da fare, caea un dente”.

La fatica e la stanchezza, infatti, cominciano a fare il loro effetto e, se non bastasse, saliamo inutilmente Collepepe per accorgerci dopo quasi cinque chilometri, in prossimità di Collazzone, di aver sbagliato strada. Il gruppo comincia a mormorare. “Il satellitare qui non prende – ci informa Ivo – è meglio tornare in dietro – risponde qualcun altro –”. Scendiamo fino al bivio, dove inizia la salita. Alla conta di quanti siamo, manca Walter. Arriverà dopo una decina di minuti brontolando perché non lo abbiamo aspettato e perché gli si era staccato il supporto della luce dal manubrio. Lui brontola e non gli si può dare torto ma noi pensavamo fosse nel mezzo del gruppo! La corsa prosegue per Todi, dove una gentile “samaritana” fermata l’auto, ci indica la strada da seguire per Narni. La notte, che di solito porta consiglio, nella nostra avventura comincia a portare sonno e frequenti rallentamenti dovuti al cattivo stato del manto stradale. Malgrado ciò, le ore trascorrono serene e veloci tra una battuta e l’altra per tenerci svegli e su di morale. Le prime luci dell’alba ci salutano all’altezza di Narni e l’apparire dei nostri “angeli custodi” riaccende gli animi già provati dalla fatica. Sostiamo un po’ per riprenderci dal freddo della notte bevendo un buon caffè e indossando qualche capo di vestiario in più per riscaldarci. Proseguiamo per Civita Castellana, oltrepassata la quale ci fermiamo per vestire la divisa del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, realizzata per l’occasione. Ormai solo una trentina di chilometri ci separa dalla capitale. Percorriamo l’antica consolare Flaminia e nonostante i continui saliscendi che mettono a dura prova le gambe, nessuno si scoraggia: si cerca di tenere duro e rimanere uniti per entrare nella “città eterna”, tutti assieme.

Alle 10.30 di venerdì 3 giugno, in una bella giornata di sole, la Capitale saluta l’ingresso dei dieci temerari amici, che felici immortalano con qualche foto un’impresa dal sapore epico e consegnano alla Segreteria del Consigliere del Presidente della Repubblica per la Stampa e la Comunicazione, il gagliardetto della Società Ciclistica di Noale, quale gesto di riconoscenza per gli auguri ricevuti dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano».

Abbiamo percorso 600 km attraversando ben cinque regioni per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. A fronte di questo gesto atletico, che da solo onora l’impresa, è mia personale convinzione di essere stato ripagato abbondantemente dallo sforzo fatto per aver compreso come l’Unità nasca e si rafforzi soprattutto nella condivisione di un progetto comune e nel reciproco rispetto e sostegno per superare momenti difficili.

Ritengo che questa esperienza positiva, realizzata con la partecipazione e all’affiatamento degli atleti Claudio Vallotto, Domenico Tronchin, Edoardo Peron, Francesco Borsetto, Franco Minto, Genoveffa Consalter, Giovanni Piatti, Ivo Ceolin, Maurizio Roman e Walter Tonan e con la preziosa assistenza ricevuta lungo tutto il percorso da Pier Andrea Cappelletto, Lisa Vallotto e Cipriano Consalter, alla guida di due furgoni, faccia parte di quei bellissimi ricordi che ogni ciclista amatoriale vorrebbe poter un giorno raccontare.

Rivolgo infine un doveroso grazie a quanti hanno sostenuto l’iniziativa, dal presidente della S.C. Noale, Pier Luigi Zago, a tutto il direttivo della società e a quanti hanno collaborato per la buona riuscita dell’impresa.


Franco Minto